Chi siamo

Raccontiamo la nostra famiglia

Siamo negli anni del dopoguerra, quelli in cui bisogna rimboccarsi le maniche e darsi da fare, mettere a frutto i propri talenti aguzzando il più possibile l’ingegno. Leonardo, il capostipite della famiglia Rapisardi, è appassionato dell’arte dell’orologeria, che, da bravo artigiano, coltiva tra le mura della sua casa a Piazza Armerina, in provincia di Enna. Di quell’arte giorno dopo giorno fa tesoro Salvatore, il giovane figlio di Leonardo, che sin da piccolo decide di seguire le orme del papà. Gli anni passano in fretta e quel ragazzo, ormai diventato uomo, un giorno comunica alla famiglia le sue intenzioni: aprire un laboratorio di orologeria tutto suo. Ma la Sicilia a Salvatore va stretta, così, con una promessa negli occhi saluta la sua terra, deciso alla volta della capitale. Dopo qualche ricerca, al numero 29 di via Dignano d’Istria, in zona Prenestina-Collatina, Salvatore realizza il suo sogno e, felice, inaugura il suo laboratorio: è il 1956, anno di fondazione di quella che sarebbe stata la futura Gioielleria Rapisardi.

Le cose per lui iniziano subito ad andare per il meglio: il suo negozio ben si inserisce nel quartiere, che lo accoglie calorosamente. La vita ha un piano ancora migliore per il giovane uomo: durante una gita a Gaeta, tra i profumi del mare e i colori accesi del tramonto, Salvatore incontra Anna, ed è subito amore. I due si sposano e in breve tempo mettono su famiglia. Il tempo passa e il laboratorio di orologeria e oreficeria cresce sempre di più: Salvatore e Anna possono permettersi una casa affollata. In pochi anni la coppia dà alla luce Tania e Leonardo, e una terza bambina, Valentina, è in arrivo. Dopo più di quindici anni di attività, in quella strada Salvatore è ormai un punto di riferimento, l’“orologiaio” del quartiere. Gli affari vanno bene, ed è per questo che la famiglia Rapisardi decide di iniziare a vendere anche i primi oggetti di valore. La vetrina del piccolo negozio inizia pian piano a impreziosirsi, prendendo sempre più le sembianze di una piccola gioielleria, cosa che non passa inosservata.

Le fortune di Salvatore attirano infatti le mire degli invidiosi. Non passa molto prima che dei malviventi mettano in atto il più meschino dei piani: la rapina. È il 17 gennaio del 1973, Salvatore è come sempre nel suo negozio, quel giorno in compagnia del figlioletto Leonardo, a cui ha dato il nome del padre, intento a imparare l’arte di famiglia. D’improvviso, il nero. La porta del negozio si spalanca con violenza: sono in tre, volto scoperto, armati. Salvatore non ci sta: il suo negozio, costruito in tanti anni di passione e sacrificio, non può esser violato in quel modo. I criminali urlano e minacciano l’uomo, ma lui non vuole sottomettersi. Salvatore purtroppo reagisce: i ladri gli sparano, spezzando così la giovane vita di un lavoratore onesto. Salvatore muore a soli 41 anni, lasciando la moglie Anna al settimo mese di gravidanza, sola, con due figli da accudire e una neonata in arrivo. Lo sgomento e la rabbia sono i sentimenti che prevalgono, la sete di giustizia l’unica consolazione per una tragedia che la famiglia Rapisardi non meritava, che nessuna famiglia merita. Grazie a Leonardo, presente all’omicidio del padre, diventa possibile individuare i tre delinquenti: l’identikit fornito dal ragazzo, allora tredicenne, serve a inchiodarli. Inizialmente condannati a ventisette anni di carcere, tra sconti e riduzioni della pena, alla fine i tre ladri finiscono col pagare la vita di un uomo con soli quattro anni di carcere. Una misera beffa, realizzatasi grazie a una legge emanata dal governo italiano solo sei mesi prima di quel maledetto giorno, cosa che facilitò il percorso penale dei tre criminali. Non potendo contare sull’aiuto di nessuno, nemmeno della giustizia, Anna, dopo aver partorito Valentina tra mille difficoltà, non trova la forza di ricominciare. “Basta, chiudiamo” diceva la giovane donna distrutta dal lutto. Ma l’oro di ogni madre sono i propri figli, e Tania, la più grande dei fratelli, convince sua madre a non gettare la spugna. Con la rabbia di una bambina privata con violenza del padre e la testardaggine di una ragazza in erba, Tania inizia a pensare e ad agire, adesso, da adulta. A soli quindici anni riprende in mano l’attività del papà Salvatore, facendone una sfida personale contro quel destino infame dinanzi al quale lei non vuol chinare il capo. Di giorno al negozio e di notte sui libri, Tania, un passo per volta, ce la fa. Anche grazie alla bontà di tante persone che sono state loro vicine, toccate dal dramma della giovane famiglia, tra regali e doni di solidarietà, Anna, Tania, Leonardo e la piccola Valentina ripartono da zero.

Le serrande del negozio tornano ad alzarsi, e con l’aiuto iniziale di mamma Anna e del fratello Leonardo, Tania fa sua l’attività paterna, che dal 1976 in poi gestisce da sola. Il progetto di Salvatore torna a vivere, proprio come avrebbe voluto lui: da laboratorio di orologeria e oreficeria il negozio diventa nel tempo una gioielleria a tutti gli effetti, la Gioielleria Rapisardi, specializzata inoltre in riparazioni di gioielli e creazioni. “Se mi volto indietro mi dico: come posso avercela fatta?” pensa oggi Tania, che a sessant’anni è ancora lì, a via Dignano d’Istria 29-31, in piedi e a testa alta, dietro lo stesso bancone che aveva assistito alla più grande tragedia della sua famiglia. Oggi quella è la sua gioielleria, negli anni diventata ancora più grande e maestosa. I ricordi amari sono spazzati via dalla presenza accanto a lei di Giordano, l’amato figlio di Tania, che a ventisei anni è l’erede dell’azienda di famiglia. Insieme oggi portano avanti la gioielleria Rapisardi, che gode della felice combinazione delle due parti: da un lato l’esperienza decennale di Tania, dall’altro la ventata di modernità che Giordano porta all’attività, che con lui oggi approda al web. Reinventarsi sempre, abbattersi mai, perché, come è solita recitare Tania: “Da qualche parte, prima o poi, deve uscire un raggio di sole”. Il sole della rivincita e, soprattutto, della rinascita.

Ringraziamo Rita Sparano per aver scritto la nostra storia.